Ferentillo (250 mt.) è un paese unico nel suo genere in quanto diviso esattamente in due parti dal fiume Nera (in antico umbro Nahar) che, scorrendovi nel mezzo, lo separa in due borghi più piccoli storicamente denominati Matterella e Precetto. La sua storia si perde nei secoli, i primi abitanti del luogo addirittura risalgono al II millennio a.C., così come provato dai graffiti rupestri rinvenuti presso le grotte/riparo di Precetto, Lu Strittu, Mesa Rosa, Gabbio e Umbriano. Dal X al IV sec. a.C. sarà sede del popolo umbro-sabino dei Naharki, gli antichi abitanti del fiume Nahar, che sui monti circostanti edificheranno molti villaggi, castellieri d’altura, templi e santuari per controllare quest’area divenuta fondamentale per le rotte della transumanza e del commercio fra l’area tirrenica e quella adriatica.
La romanizzazione del territorio avverrà con la monumentalizzazione dei templi (molti i reperti architettonici riutilizzati presso l’abbazia di San Pietro in Valle) e l’irreggimentazione del fiume Nera che, grazie ai romani, diverrà navigabile e utilizzato per trasportare legname verso il cantiere navale di Stifone nei pressi di Narni.
Pur iniziando così anticamente, il periodo più importante per Ferentillo è quello che va dal VI al IX secolo, quando il Duca longobardo di Spoleto, Farolado II, decise di erigere qui il suo monastero più importante, l’abbazia di San Pietro in Valle. La leggenda vuole che due eremiti, Lazzaro e Giovanni, fuggiti nel VI sec. insieme ad altri 300 compagni dalla Siria, decidessero di vivere in una grotta vicino all’odierno paese di Ferentillo. Questi eremiti, seguendo la regola basiliana, restaurarono un tempio romano diruto per farlo divenire loro romitorio, ove pregare e insegnare alla popolazione locale i propri saperi scientifici e religiosi. Fu così che Farolado II, due secoli più tardi, ritrovando questo tempio e le sepolture dei due eremiti, decise di costruire in quel luogo la meravigliosa abbazia di San Pietro in Valle. Il Duca decise inoltre di ritirarsi qui divenendo monaco e facendosi seppellire nella chiesa abbaziale all’interno di un pregevole sarcofago romano. Facendo così l’abbazia assurse al ruolo di Mausoleo dei duchi longobardi di Spoleto, ospitando le spoglie di tutti i duchi entro altri sarcofagi romani. L’abbazia di San Pietro in Valle per questo diverrà molto ricca e potente, tanto da poter avviare la costruzione di tutte le rocche e i castelli della Valnerina, al fine di difendere e controllare tutto il territorio circostante. Questo ampio sistema di avvistamento contava oltre 40 edifici fra rocche e castelli, tanto da poter definire quest’area “la Valle dei castelli”. Questi castelli vennero poi successivamente fortificati, a partire dalle invasioni saracene del IX secolo che distrussero in parte anche l’abbazia di san pietro in valle restaurata poi grazie all’Imperatore Ottone III agli inizi del XI sec. . In continua lotta con Spoleto e Terni, per tutto il periodo che va dal XI al XIV sec., l’abbazia verrà tolta alla giurisdizione dei monaci da Papa Bonifacio VIII con la Bolla Papale del 1303. I monaci “abbadigeni” avevano infatti dato asilo a degli eretici catari fuggiti da Ferento nei primi anni del XIII sec. e concesso loro di vivere nei castelli di loro proprietà. Fu proprio da questa unione che nascerà il paese e il nome di Ferentillo, da Ferentum-illi / Quelli di Ferento. Ferentillo pagherà sempre cara questa alleanza con gli eretici, tanto che Papa Bonifacio VIII non si limiterà solo a togliere l’abbazia ai monaci ma addirittura rimetterà tutto il territorio sotto la giurisdizione del Capitolo Lateranense, tanto che fino all’Unità d’Italia il Vescovo di Ferentillo sarà direttamente il Vescovo di San Giovanni in Laterano. Solo dalla fine del XV sec., grazie alla cessione del potere temporale alla famiglia Cybo, Ferentillo ricomincerà la sua ascesa ritornando in breve tempo ricco luogo di incontro per genti e commerci. Proprio da qui passerà infatti la Via della Lana, una via commerciale che metteva in comunicazione i pascoli e le greggi abbruzzesi con i mercati fiorentini della lana. Con il matrimonio nel 1488 tra la figlia di Lorenzo il Magnifico, Maddalena de’ Medici, e il figlio di Giovan Battista Cybo, Franceschetto, si suggellerà un’alleanza commerciale di rilevanza internazionale, che unirà le due famiglie più potenti del 500 in un unico cartello. La Famiglia Cybo, imparentata poi con i Malspina di Massa e Carrara, donerà a Ferentillo numerosi nuovi edifici a partire dalle chiese più grandi e fastose di Santa Maria e Santo Stefano, i palazzi di residenza (Palazzo Silvani-Loreni, Palazzo Lipparelli, Palazzo Montholon, ecc…), il Collegio dei Padri Dottrinari della Congregazione d’Avignone, il Complesso Cybo nella via centrale del paese (di cui fa parte il Palazzo Comunale) e vari edifici dislocati su tutto il territorio ferentillese. Ferentllo con i Cybo avrà i suoi Statuti nel 1563 e diverrà così un piccolo Stato autonomo“Status Ferentilli serenissimi Ducis Massae Cybo” con enormi rendite e possedimenti che permetteranno a questo luogo di poter decorare le proprie chiese con magnifiche opere d’arte, dipinte da famosi artisti come Jacopo Siculo da Giuliana. Con il declino della famiglia Cybo-Malaspina, il ducato di Ferentillo passerà sotto altre famiglie che però non troveranno più motivo di investire nel territorio in quanto nel tempo, anche grazie ai nuovi commerci con il Nuovo Mondo, la via della lana aveva perso il suo valore economico. Superate le vicissitudini francesi del XIX sec. Ferentillo diverrà Comune con l’Unità d’Italia ed è ad oggi uno dei comuni più ricercato dai turisti che decidono di venire a scoprire l’Umbria e la Valnerina.