Il territorio dove è situato Ferentillo era inaccessibile e paludoso, molto ricco di vegetazione che ricopriva interamente il pendio di ogni collina, fino alle zone basse. Le sue origini sono antiche, la presenza romana nel luogo è testimoniata, oltre che dai praediali di Nicciano, Ampognano, Leazzano, anche dal ritrovamento di un cippo votivo con iscrizioni oggi custodito dell’abbazia di San Pietro in Valle. Le origini di Ferentillo risalgono al VIII secolo circa, si dice sia stato fondato da Liutprando nel 740. Poco dopo, a difesa dell’Abbazia, nacquero le rocche di Precetto e Matterella con i vicini castelli di Monterivoso e Umbriano. Nel 1484, grazie a papa Innocenzo VIII Cybo che ne nominò primo signore suo figlio Franceschetto Cybo, divenne un piccolo stato.
La Rocca di Precetto
Ferentillo è un piccolo paese in provincia di Terni formato da due borghi: Matterella e Precetto, divise tra loro dal Fiume Nera e ognuno possiede una rocca.
Precetto è un castello di pendio di forma triangolare, con una torre pentagonale di vedetta al vertice; la parte più antica ancora oggi è arroccata sul pendio di Monte Sant’Angelo e rimane circondata dal denso bosco e dalle mura difensive che racchiudono il borgo in un triangolo. Nella parte interna alle mura, subito sotto la torre pentagonale, si trovano gli antichi terrazzamenti con alberi di ulivi.
Le abitazioni sono disposte in forma semicircolare che si adatta in modo perfetto alla conformazione della roccia. Le case sono costruite in pietra creando un unico corpo attraversato solamente da numerose vie percorribili a piedi che arrivano fino alla torre.
Le due rocche facevano parte di un sistema di torri di avvistamento, atte a difendere l’abbazia di San Pietro in Valle, oggi raggiungibili attraverso meravigliosi percorsi di trekking.
Dallle rocche si può ammirare tutta la valle del Nera (Valle dei castelli) che si apre sui borghi di San Mamiliano, Umbriano, Monterivoso e Colleponte di Macenano.
La Rocca di Matterella
La Rocca di Matterella, era in origine un castello medievale a dominio del borgo; probabilmente costruita tra IX e XII secolo insieme a quelle di Monterivoso e Ancaiano per la difesa dell’Abbazia di San Pietro in Valle e il controllo delle vie di comunicazione principali.
Dalla rocca di Matterella si controllava la via che portava a Spoleto e quella lungo il fiume Nera; nel Quattrocento furono costruiti i due bastioni circolari per rinforzarla. La rocca cambiò proprietario più volte nel corso dei secoli e nel 1484 Innocenzo VIII donò al nipote, Franceschetto Cybo, il potere sulla contea di Ferentillo e sulle sue rocche.
Il Monumento ai Caduti
Il monumento dell’obelisco in arte di scultura dedicato ai Caduti in tutte le Guerre 1915 – 1918 e 1940-1945.
“Scolpiti in questa pietra del grappa, testimone di virtù romana e d’italico eroismo, Ferentillo a l’immortalità de la gloria e al culto de le nuove generazioni consacra memore e fiera i nomi de suoi figli morti in arme ne la grande guerra liberatrice MCMXXXI Benito Mussolini inaugurò il 14 novembre 1931”
Piccolo bonus a riguardo:
Un monumento (dal latino monumentum, ovvero “ricordo”) è un’opera di grande valore sia artistico che storico. Questo termine, al contrario di oggi, una volta indicava delle strutture in onore di un personaggio storico o di un avvenimento. Oggi il significato è ben diverso: comprende anche tutte le costruzioni storiche di una città o di un Paese. Nell’antichità, i monumenti principali erano quelli funerari e, durante l’Impero romano, quelli dedicati agli imperatori che erano statue o obelischi.
Il termine è passato inoltre ad indicare anche dei luoghi naturali di bellezza straordinaria.
Il castello di Gabbio
Gabbio è un antico castello divenuto poi un paesino situato sopra Ferentillo.
Anche se non abbiamo delle informazioni precise sull’anno della sua fondazione, gli storici danno come data intorno al XI e XII secolo, insieme alla Rocca di Precetto, di Monterivoso e della Matterella. Si pensa, sia stato realizzato dall’imperatore Ottone III per controllare l’Abbazia di San Pietro in Valle intorno al 996 d.C. . Alcune fonti narrano che questa costruzione sia stata rinforzata nel quattrocento con due possenti assi circolari; abbiamo anche un’informazione molto interessante rintracciata negli antichi archivi di Spoleto: uno scrittore di nome Natale Bonaiuti che parla di un Cappellano che verso il cinquecento abitava presso la rocca.
Rimasto disabitato per lungo tempo, oggi viene riscoperto da molti che con tanto impegno lo stanno restaurando per poterci vivere. All’interno del paesino, vi è chiesa di San Vincenzo Martire, che si può raggiungere tramite uno stretto vicolo. Nel 1951 contava 30 abitanti, dal 1970 solo 3. Una delle attrazioni appunto è la sua chiesa, visitata da molti turisti anche se non è in ottime condizioni.
La facciata è a capanna con un campanile a vela composto da due fornici, l’interno è stato purtroppo saccheggiato; il portale è costituito da piedritti sormontati da un architrave dove al centro compare la data 1512. Sopra il portale fino a qualche anno fa era presente una formella in porcellana dipinta e con lo Stemma del Capitolo Lateranense. L’opera più nota e quella di San Michele Arcangelo raffigurato con un’armatura rossa e degli stivali ocra. Le braccia sono alzate, nella mano sinistra ha una bilancia, in ciascun piatto è rappresentata una piccola anima nuda. Nel piatto più alto, la figura è più leggera poiché priva di peccati, nel piatto in basso la figura ha molti peccati. Nella mano destra, San Michele regge una lancia che punta il diavolo a terra che mangia i contadini e il bestiame per le montagne di Ferentillo.
Il Museo delle Mummie
Nel Museo sono esposte le antiche mummie degli abitanti del paese morti prima del periodo che segue la Rivoluzione Francese. Le mummie vennero scoperte alla fine del XIX secolo, quando negli scavi condotti nella cripta della vecchia chiesa del paese trovarono molti corpi mummificati, alcuni dei quali addirittura con gli abiti conservati. Con il passare degli anni alcuni di questi a contatto con l’umidità si rovinarono e nel 1992 vennero esposti in nuove teche, dove si sono mantenuti benissimo conservando persino capelli, vestiti, barba e denti.
Nel 1887 l’Accademia dei Lincei ha pubblicato uno studio dettagliato su questo fenomeno molto particolare della mummificazione dei cadaveri. All’ingresso possiamo osservare una curiosa scritta:
“Oggi a me, domani a te, io fui quel che tu sei, tu sarai quel che io sono. Pensa mortal che il tuo fine è questo e pensa pur che ciò sarà ben presto.”
Oggi ci sono venticinque corpi mummificati, tra questi bambini, donne, e uomini. Oltre ai resti dei corpi interi, a parte troviamo: dieci teste, più di duecentosettanta teschi, una bara e un aquila mummificata. Difficile ricostruire la storia di tutte le persone di cui i resti sono custoditi, ma tra loro ci sono due sposi asiatici in viaggio di nozze in Italia in occasione del Giubileo del 1750, che morirono a Ferentillo dopo una malattia.
La chiesa di Santo Stefano
L’attuale edificio risale al XVI secolo, grazie all’intervento della famiglia CYbo-Malaspina che la fece costruire sopra una chiesa medievale precedente. Al piano inferiore si trova la vecchia chiesa, lunga come l’edificio odierno e utilizzata per diverso tempo come cimitero; oggi ospita il Museo delle Mummie. A seguito del decreto del ministro dell’ interno il 18 giugno 2003, la chiesa non è più parrocchiale ma rettoria. Il portale d’ingresso, sempre del XVI secolo, è caratterizzato da due colonne terminanti con capitello corinzio e alla base scolpiti su pietra lo stemma dei CYbo-Malspina e del Capitolo Lateranense. Il campanile, posto sulla sinistra è di forma rettangolare, all’interno della cella campanaria si trovano tre campane con scritte e date, due risalenti al 1827, la terza al 1905.
Artico scritto dagli alunni della Seconda A Secondaria di primo grado G. Garibaldi di Ferentillo.